Siete laureati in comunicazione, avete un lavoro nel marketing e volete dedicarvi alla terra? Siete sicuri di fare la cosa giusta? Ecco, la risposta a questa domanda che, con mille sfumature, ci è stata posta tante volte, probabilmente non l’avremo così presto. Eppure qualunque saggio nella storia ha consigliato di seguire le proprie passioni, specie se queste portano a mettere tutto in gioco e ricominciare una nuova vita. Beh, questo non so se sia vero, ma mi piace pensare che trovare ispirazione in qualcosa che fino a poco tempo prima non si era mai neppure considerato possa condurre verso situazioni che ancora non sappiamo di desiderare. E’ nato tutto durante uno dei tanti brevi viaggi che nella nostra vita precedente erano fin troppo frequenti. Di colpo balena nella mente la domanda “cosa mi piacerebbe fare davvero” e cominciano ad ordinarsi, magari con un po’ di forzata introspezione, una breve lista di piccoli sogni.

Michele e Nancy_01Di certo la prima condizione era quella di poter fare una cosa insieme, trasformare le nostre vite in qualcosa che non ci avrebbe costretto a continui “quando torni?”, “ci vediamo questa sera”, “ogni tanto dovremmo passare un weekend lontano da tutto e trascorrere del tempo soli noi due”. In effetti anche l’idea che bisognasse attendere ogni volta il venerdì, per avere davanti due giorni senza stress lavorativi (cosa che spesso poi si rivela comunque illusoria), non mi convinceva granché. Chissà se conoscete la malinconia della domenica sera. Arriva puntuale appena ci si rende conto che da lì a poche ore ricomincerà nuovamente tutto daccapo: sveglia, caffè, traffico, ufficio, pausa pranzo, ancora ufficio e così via. Ovviamente fino al venerdì, quando per un attimo ci sentiamo appagati dall’aver riempito i nostri giorni precedenti con cose che a volte facciamo quasi sovrappensiero, o peggio ancora con un senso di costrizione capace di soffocarci il buonumore.

I pensieri continuavano ad andare in libertà e quasi inevitabilmente ci si trovò a fare i conti con una prospettiva. A 30 anni non appare limitata la visione della propria esistenza, in effetti dopo metà vita passata a casa facendo compiti con una “paghetta” per fumetti e musicassette l’altra metà è trascorsa facendo cose impegnative, formandosi una personalità, scoprendo pezzetti di mondo tra un volo Ryanair e il divano di qualche amico in Erasmus. E’ allora che potresti accorgerti di quanto il girare, conoscere, darsi da fare e fare carriera (beh, sì, a 30 anni ero già Responsabile comunicazione di una grande azienda multinazionale, Direttore artistico di un famoso locale di Roma e collaboratore stabile de Il Messaggero in Umbria) forse regala un appagamento troppo aleatorio. Mio nonno ha avuto la fortuna di andare presto in pensione e ho osservato da vicino, capendolo poi una volta cresciuto, quanta soddisfazione dà il potersi creare un piccolo mondo con regole più ricche di buonsenso di quanto non ne abbiano quelle del solito mondo. In campagna, certo, rispettando ritmi antichi, affinando l’arte di arrangiarsi e soprattutto circondandosi spesso di amici. Forse è da qui che si è dipinta in maniera confusa l’ipotesi di poter creare qualcosa di nostro e a nostra dimensione.

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La vita di prima, fatta di doveri e soddisfazioni, di responsabilità e crescita, di esperienze e nuove persone, non è stata uno sbaglio. Anzi. Aver toccato con mano quell’alternativa, che in molti vedono come l’unica possibile mentre così non è, mi ha permesso di avere un benchmark (sì, il marketing continua a piacermi) con il quale comparare le tante cose che sono venute dopo. Già, perché la vera avventura è iniziata in quel momento, dapprima pensandoci e ripensandoci, ondeggiando tra il pensiero di aver avuto un’idea brillante e quello di star solo giocando con la fantasia. Non è veloce come un colpo di fulmine, un progetto del genere necessità di sedimentare e di essere messo in discussione infinite volte prima di mostrarsi reale. Progetto? Quale progetto? In effetti non è nato così ma piuttosto come un semplice sogno, un desiderio da iniziare ad esprimere davanti ad ogni singola stella cadente. Piano piano ci si accorge che quel pensiero non se ne va, che anzi si colora e comincia a scalpitare scartando in tutte le direzioni; diventa cosa viva e sempre più presente in ognuno di quei giorni che vanno dal lunedì al venerdì… mentre quasi per gioco il sabato e la domenica diventano il momento giusto per salire in macchina e cominciare a vedere qualche casale in vendita.